Collocate in un rione popolare, le scuole elementari A. Mazza hanno sede per la sezione maschile in P.le San Sepolcro (attualmente sull’area è attivo il Liceo delle scienze umane A. Sanvitale), per la sezione femminile in Via Saffi 10, nell’edificio detto di S. Antonio. Il complesso che le ospita è considerato, insieme a quello della “J. Sanvitale”, ormai inadeguato a un moderno servizio scolastico cittadino, pur facendo fronte nel 1940 a circa 950 alunni iscritti, il 40% dei quali fruisce della refezione scolastica.
Come per altre scuole, aule e palestra della sezione maschile vengono utilizzati dagli “organizzati” del gruppo rionale fascista per le varie adunate e spesso anche per le audizioni radiofoniche (l’edificio della sezione femminile è sprovvista di apparecchio radio).
Nel marzo del 1941 l’immobile di Piazzale San Sepolcro viene requisito dal Comando della difesa territoriale per procedere all’ampliamento dell’Infermeria presidiaria; una parte dell’edificio viene allestita anche per curare “prigionieri alleati” feriti in battaglia.
Le classi maschili sono convogliate in via Saffi 10; le lezioni si tengono attraverso turni alternati mattino/pomeriggio per maschi e femmine fino al termine della guerra. Disagi e conseguenze di questo accorpamento forzato sono ben delineati, alla fine di maggio 1943, dalle osservazioni di una maestra di 5^ che giustifica la sua indulgenza nelle valutazioni finali riferendosi al fatto che per “i sacrifici imposti dallo stato di guerra, da quasi tre anni le due sezioni maschile e femminile si alternano in uno stesso locale inadatto, insufficiente, antigienico, con notevole riduzione di orario.”
A partire dal 1942 viene allestito il ricovero pubblico antiaereo N.13 con capienza di 140 posti.
Cadenzata dalle frequenti ricorrenze del calendario fascista, risulta molto vivace la mobilitazione della scolaresca nelle varie iniziative trasmesse dal Provveditore e/o avviate dalla G.I.L.
Una maestra della 2^B femminile, in occasione dell’arrivo di Mussolini a Parma nell’ottobre 1941, annota sul registro:
“Giorno 8: vacanza, perché oggi a Parma arriva il Duce. Questa mattina alle 8 abbiamo riunito tutte le organizzate in divisa nella casa della G.I.L. femminile, poi siamo andate a schierarci in giardino pubblico. Ci hanno messo affiancate e in riga per 6 in profondità nel viale centrale. Il Duce è passato in automobile scoperta e in piedi alle 12,15 fra l’entusiasmo delle scolaresche acclamanti. Il Duce rispondeva sorridendo al nostro saluto. Io sono stata felice di poter unire la mia voce a quella delle mie bimbe”.
La compilazione del “Libro della Patria” con disegni, illustrazioni, articoli relativi all’orgoglio nazionale e alla condotta bellica è raccomandata dagli ispettori scolastici come risorsa didattica volta a favorire la coesione patriottica.
Si raccolgono libri e si confezionano indumenti di lana a favore di combattenti; si offrono somme per sfollati; si consegnano pacchi-dono e frutta ai feriti della vicina Infermeria presidiaria di Piazzale dei Servi. Emulazione e antagonismo, sostenuti da qualche docente zelante, spronano singoli e classi nella raccolta di materiale ferroso e non ferroso per primeggiare a livello cittadino nella battaglia autarchica.
Nel periodo successivo all’8 settembre e all’infittirsi degli allarmi aerei, gli allievi si presentano in aula in modo discontinuo (c’è chi abbandona e chi, sfollato da altre città, si inserisce), la maggior parte senza libri né quaderni, condizionando fortemente lo svolgimento dell’attività didattica; con la fase delle “bombe e mitraglia” la paura frena drasticamente iscrizioni e frequenza alla scuola che può pertanto ospitare per un breve periodo gli alunni della J. Sanvitale (nov.- dic. 1944) e dal gennaio 1945 gli alunni della scuola suburbana “V. e E. Violi”.
Solo con la Liberazione e con il ripristino di un po’ di normalità, un buon numero di alunni non sfollati in campagna rientra nelle aule per terminare l’anno.
Per uno sguardo complessivo del periodo si veda
SCHEDA GENERALE “SCUOLE DI PARMA DURANTE LA GUERRA”