Testimonianza relativa al bombardamento del 23 gennaio 1945, tratta dal volume di Barbieri, op. cit., p. 376
Erano circa le 9 quando vedemmo comparire una formazione di 10 apparecchi. Alcuni scesero in picchiata e lasciarono cadere il loro carico di bombe. L’azione si protrasse per circa mezz’ora poiché, non contenti del primo sgancio, i piloti ne fecero un altro poco dopo. Gli ordigni caddero sulla casa isolata della famiglia Botti e quasi tutti i componenti morirono. Gli unici a salvarsi furono due figli rimasti feriti non gravemente sotto una trave ed altri due che al momento dell’azione aerea si trovavano fuori casa. Questa venne completamente distrutta ed incendiata. Nel rogo andarono perduti anche 20 capi di bestiame. Ai soccorritori subito accorsi apparve soltanto un troncone fumante tra il candore immacolato della neve: nessun lamento si udiva. Poco alla volta furono estratti i cadaveri dei Botti e i due feriti. Ripensando più tardi alle cause che potevano aver determinato una tale incursione sopra una abitazione isolata ed insignificante, ritenemmo che i piloti avessero voluto colpire Selva Smeralda, un grosso fabbricato a circa duecento metri in linea d’aria dal luogo del bombardamento, che si diceva fosse un magazzino militare o che ospitasse degli uffici tedeschi.