Bombardamenti a Colorno

Descrizione

Colorno, per la sua posizione strategica e per la presenza di alcuni importanti obbiettivi, fu oggetto di quasi una cinquantina tra bombardamenti e mitragliamenti a partire dal giugno 1944, fino agli ultimi giorni della Liberazione. I principali obbiettivi erano: il grande deposito di benzina situato nei giardini del Palazzo Ducale; la ferrovia; le vie di comunicazione che conducevano verso il fiume Po (compresi i ponti).

Il primo attacco ebbe luogo il 29 giugno 1944, quando un piccolo stormo di aerei lasciò cadere un carico di bombe lungo la linea ferroviaria; in questa occasione si verificò la prima vittima, Ida Ferrarini di 31 anni. Altri ne seguirono numerosi. Uno dei più letali avvenne il 20 marzo 1945, quando tre aerei centrarono in pieno la caserma della Brigata nera uccidendo 3 (o 4) militi fascisti. Il 23 aprile 1945, pochi giorni prima della conclusione della guerra, ci fu l’ultimo bombardamento che colpì la centralissima piazza Garibaldi, distruggendo un edificio e lesionandone un altro.

Testimonianza del bombardamento del 23 marzo 1945 che colpì la località Mazzabue, uccidendo Giuseppe Biolchi, Agata Maria Tendini e Maria Leandrina Sozzi. Le parole sono del padre di Giuseppe, riportate nel volume di Barbieri, La popolazione civile di Parma nella guerra, op. cit., pp. 214-215.

Erano circa le quindici e noi ci trovavamo nella stalla intenti alla cura delle mucche. All’improvviso ci capitò addosso una squadriglia di aerei americani che sganciò alcuni spezzoni e mitragliò tutto il caseggiato. La stalla venne colpita in pieno mentre la mia abitazione venne danneggiata ma non gravemente. Altre bombe caddero nell’aia provocando ampi crateri e gravissimi danni alle abitazioni adiacenti alla mia. L’esplosione delle bombe sventrò la stalla seppellendo anche una trentina di mucche. Per fortuna la gente si trovava in gran parte nei  campi a lavorare e si salvò, altrimenti Mazzabue sarebbe divenuto un cimitero. I primi soccorso vennero portati da quelli del cortile che rinvennero Maria, mia madre, completamente carbonizzata; il ragazzo rimase sepolto tra le macerie fino al giorno seguente allorché anch’egli fu estratto, morto asfissiato. La Sozzi, che abitava nella casa accanto alla nostra, morì invece per collasso cardiaco nel corso dell’azione aerea essendo da tempo malata di cuore. Numerosi furono anche i feriti e ad un nostro vicino dovettero amputare una gamba. Tutto il piccolo centro era divenuto inabitabile per cui fummo costretti a trasferirci. Nelle settimane seguenti si ripeterono i mitragliamenti contro questo caseggiato e cominciò a circolare la voce che tanto accanimento fosse dovuto ad un’errata segnalazione che indicava in Mazzabue l’esistenza di un deposito di combustibile. In realtà non c’era proprio nulla di importanza militare: c’eravamo soltanto noi, povera gente che voleva lavorare in pace.

 

12 vittime, molti feriti. Nomi noti delle vittime: Adalgisa Arcari (54), Giuseppe Biolchi (18), Eolo Dall’Asta (14), Ida Ferrarini (31), Angelo Lavagnoli (36), Mino Mori (16), Maria Leandrina Sozzi (68), Agata Maria Tendini (83), Ugo Tortini (18).

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