Testimonianza del bombardamento del 14 ottobre 1944, riportata nel volume di Barbieri, “La popolazione civile di Parma nella guerra” op. cit., pp. 199-200.
Erano le dieci del mattino, un mattino pieno di caldo sole ottobrino e noi donne gironzolavamo per il paese per solite difficili spese perché avevamo pochi soldi e molta fame. Comparve improvvisamente sopra di noi una decina di cacciabombardieri alleati che iniziarono un veloce carosello sopra il ponte del Baganza, facendo intendere chiaramente che quello era l’obbiettivo prescelto. Ad un certo punto essi scesero in picchiata e lasciarono cadere alcune bombe che invece di distruggere il ponte colpirono in pieno il rifugio di B.go Coruzzi a ridosso della chiesa che fu essa pure colpita da una bomba. Il rifugio era pieno di persone nove di esse morirono quasi all’istante sfracellate dalle schegge e dalle macerie. Io mi trovavo a circa cento metri – abitavo in B.go Manone – mi riparai nella mia casa appena vidi i grappoli di bombe dirigersi verso di me. Feci appena in tempo a rientrare che un enorme ordigno cadde tra Molino di Sopra e P.za Bastia, a pochi metri da me. Uscii appena gli aerei si furono dileguati e mi parve di vivere uno strano sogno perché nell’aria volavano a centinaia le piume uscite dai materassi delle case distrutte. Dopo la prima impressione corsi verso la chiesa insieme a tutto il paese. La scena che vedemmo era raccapricciante: dirò solo che mentre cercavamo furiosamente tra le macerie per recuperare le salme e soccorrere i feriti, giunsero i Tedeschi, probabilmente da Neviano, che ci aiutarono a prestare i primi soccorsi. Vedendoceli accanto noi tremavamo dalla paura e tuttavia ci furono di molto aiuto nel predisporre ed organizzare l’opera di trasporto ed assistenza ai feriti. […] I morti vennero sepolti di notte a lume spento senza il tocco della campana per espresso ordine dei Tedeschi timorosi che i rintocchi potessero costituire un segnale per i partigiani e la luce un richiamo per gli aerei nemici. Rare le persone dietro alle salme perché in tutti c’erano disperazione e terrore.