L’edificio ospedaliero, che sorgeva in Piazzale dei Servi n. 3, ospitò durante gli anni del conflitto i soldati feriti sui fronti di guerra principalmente quelli greco-albanese e dell’Africa Nord Orientale. Il presidio, riservato a degenti militari, era gestito da funzionari medici appartenenti all’Esercito Italiano: il Direttore, Colonnello De Cata, l’Amministratore Capitano Fontanesi e i Direttori di Reparto, i Capitani Lunardi e Botteri[1]. Nel corso dei mesi di guerra vennero organizzate numerose iniziative a favore dei soldati feriti, come la Befana del soldato, in cui il 6 gennaio venivano distribuiti pacchi dono ai militari ricoverati, spettacoli di cabaret e sciarade, oppure serate di musica con la partecipazione di cantanti famose[2], soprattutto della lirica. Non mancarono le visite alle corsie da parte di scolaresche cittadine, di gruppi di lavoratrici (come le telefoniste dell’azienda telefonica cittadina TIMO[3]), e lo scambio di lettere che avveniva con i bambini in cui questi ringraziavano i soldati per il sacrificio dimostrato alla Patria. In quasi tutte le manifestazioni a favore dei militari invalidi c’era il patrocinio del Fascio Femminile di Parma, che si esprimeva attraverso le sue sottosezioni (massaie rurali)[4], giovani italiane, Gioventù Italiana del Littorio) ed era rappresentato dalla Fiduciaria Nella Zinzani. Per portare spensieratezza tra i soldati convalescenti, la Fiduciaria organizzò addirittura la visita in corsia dello scimpanzé, Camillo, animale famoso proveniente dal parco divertimenti cittadino[5].
Anche l’assistenza spirituale era ritenuta importante per i reduci dal fronte, infatti si svolsero diversi riti religiosi all’interno dell’Infermeria Presidiaria: il Vescovo di Parma celebrò in più occasioni la messa presso la Cappella[6] o nel cortile interno quando l’assemblea era particolarmente numerosa. Nel maggio 1941 il capo della Diocesi officiò una messa funebre a suffragio di tre crocerossine parmigiane, tra le vittime dell’affondamento di una nave italiana, la “Po’”, nel Mediterraneo[7].
Dal giugno 1946 i locali dell’Infermeria Presidiaria divennero la sede degli ambulatori del Ministero dell’Assistenza post-bellica[8] e dall’autunno dello stesso anno ospitò circa duecento minorenni mutilati di guerra provenienti da tutta Italia a cui furono garantite le cure chirurgiche e ortopediche, la frequenza alla scuola elementare e alla scuola di avviamento dell’Istituto Agrario[9].
In un’ala del complesso dell’Infermeria Presidiaria, dal 1942 al 1943 ebbe sede l’ospedale “Angelo Mazza” che ospitò i prigionieri di guerra alleati feriti sul fronte dell’Africa Orientale. In queste corsie ospedaliere giungevano i soldati catturati sul fronte di guerra e rimasti vittime di esplosioni e colpi di arma da fuoco, spesso ustionati. Molti provenivano dai campi di prigionia delle province emiliane. I sopravvissuti, una volta guariti, venivano rispediti nei luoghi di detenzione a cui erano stati assegnati o venivano rimpatriati nel caso in cui le lesioni riportate fossero risultate troppo invalidanti dalla commissione medica preposta. [10]
[1] M. Minardi, “Esseri umani in esilio”. Prigionieri di guerra e campi di prigionia in Emilia, 1941-1945, in AA.VV. Prigionieri in Italia. Militari alleati e campi di prigionia (1940-1945), a cura di M. Minardi, MUP Parma, 2021, p.109.

[1] La Befana del soldato, Gazzetta di Parma, 7/01/1941, p.4.
[2] Gli spettacoli per i feriti di guerra. Mercedes Capsir all’Infermeria Presidiaria, Corriere Emiliano, 17/05/1941, p.4; Magda Olivieri canta ai feriti dell’Infermeria Presidiaria, Corriere Emiliano, 24/05/1941, p.4.
[3] Corriere Emiliano, 17/06/1941, p.4. Fotografia dei feriti con le impiegate della Timo.
[4] “(…) Per le feste del Santo Natale a cura delle locali massaie rurali è stata raccolta farina di grano e confezionato circa 50 kg di ottimo pane che è stato distribuito ai feriti di guerra degenti presso l’Infermeria Presidiaria di Parma (…)”,cit., Citeria Taro attività del Fascio Femminile, Corriere Emiliano, 22/01/1942, p.2; Doni delle massaie rurali ai feriti di guerra, Gazzetta di Parma, 13/o4/1943, p.2.
[5] Camillo tra i feriti della Presidiaria, Corriere Emiliano, 15/06/1941, p.3.
[6] Cerimonia religiosa all’Infermeria Presidiaria, Corriere Emiliano, 29/03/1941, p.4; Festa del Corpo Sanitario, Corriere Emiliano, 3/06/1941, p.4; La festa della Sanità Militare alla nostra Infermeria Presidiaria, Corriere Emiliano, 5/06/1941, p.4 (fotografia della funzione religiosa nel cortile).
[7] Si trattava di Ennia Tramontini, Maria Federici, Vanda Secchi, in Austero rito in memoria delle crocerossine della Po decedute a Valona, Corriere Emiliano, 1/05/1941, p. 4.
[8] Notiziario, Gazzetta di Parma, 11/06/1946, p.2; Otto mesi di attività dell’Assistenza post-bellica, Gazzetta di Parma, 25/08/1946, p.2.
[9] L’ispettore dell’UNRRA in visita all’Istituto di rieducazione. Nel nuovo ospedale duecento minorenni mutilati di guerra troveranno ogni assistenza sanitaria e potranno dedicarsi allo studio, Gazzetta di Parma, 30/10/1946, p.2.