Il 16 ottobre 1941 a Parma avviene una grande manifestazione di protesta contro la diminuzione della razione di pane, evento a cui partecipano moltissime donne, soprattutto operaie, provenienti dai rioni popolari dell’Oltretorrente. La Questura di Parma riferì il fatto al Ministero dell’Interno con una nota: “A seguito del razionamento del pane, alcune centinaia di donne improvvisarono una chiassata percorrendo alcune vie della città. Le principali responsabili, subito arrestate, per disposizioni ministeriali, sono state trattenute in carcere per due mesi”[1]. Una settimana prima, l’8 ottobre, si era svolta la visita ufficiale del Duce alla città, per premiare i produttori del grano di guerra; in quell’occasione Mussolini rassicurò la popolazione sull’andamento del conflitto e soprattutto sulla situazione di precarietà in cui viveva la classe operaia tra disoccupazione e rincaro dei prezzi alimentari. Ma quando fu attuata, pochi giorni dopo, una riduzione ulteriore della razione di pane, la rabbia popolare dilagò e si riversò tra le strade. Attraverso le testimonianze delle protagoniste di questo primo gesto spontaneo di protesta contro il regime, si possono ricostruire la dinamica dei fatti e gli spostamenti attuati dal corteo femminile lungo le strade cittadine. La mattina del 16 ottobre avvennero due episodi di assalto a furgoni della Barilla che trasportavano pane: il primo si verificò in Via Venezia di prima mattina e il secondo in via Imbriani[2]. Ci fu un passaparola tra le donne dell’Oltretorrente, un primo gruppo di lavoratrici si radunò davanti alla fabbrica di scarpe “Zanlari” in via Massimo D’Azeglio e da lì si spostò in via Trento dove c’erano le fabbriche di profumo. Dalla Trionfale, la Ducale, la O.P.S.O, la Borsari uscirono le operaie e si unirono al corteo al grido di “pane, pane”. Davanti alla stazione la massa di donne fu intercettata dalla Fiduciaria dei Fasci Femminili, Vittoria Maffeo Furlotti, che cercò di placare gli animi ma non ottenne nulla se non maggiore vigore nella protesta. Giunsero i carabinieri e i vigili del fuoco che con gli idranti cercarono di disperdere il corteo: le manifestanti si spostarono lungo via Garibaldi e arrivarono davanti alla Prefettura, nel piazzale della Pilotta, dove si dispersero. La sera era previsto il comizio del podestà nella stessa piazza e le donne tornarono a protestare contro il regime e una donna riuscì a raggiungere il palco e a tirare uno schiaffo all’oratore fascista[3]. Il giorno successivo ai fatti, dodici donne vennero arrestate e condotte alle carceri di San Francesco, dove rimasero per una decina di giorni, tranne due donne che furono rinchiuse per 50 giorni.
[1] Ragazze dei borghi in tempo di guerra. Storie di operaie e antifasciste dei quartieri popolari di Parma, Marco Minardi, Clio – Saggi 2, 1991, p.85.
[2] “Stamane, ore 7.30 approfittando della momentanea assenza conducente piccolo gruppo donne hanno sottratto da furgoncino panificio Barilla circa 20 chili di pane. Identificate responsabili arrestate et denunziate alle autorità giudiziarie” Telegramma inviato dall’ufficio Cifra alla Direzione della Pubblica Sicurezza, in Ragazze dei borghi, Ibiden, cit. p.86.
“La mattina del 16 corrente i primi sintomi della turbolenza si ebbero verso le 7.30 nella via Venezia, zona molto periferica di questa città ove esistono i cosidetti CAPANNONI COMUNALI abitati da famiglie povere e dove si trovano molti sfrattati, pregiudicati e sovversivi. Una ciurma di una trentina di donne ed altrettanti ragazzi, tutti inquilini dei capannoni predetti, circondò un autofurgone del pastificio Barilla di questa città, obbligando il conducente a fermarsi. L’autofurgone fu spento e ne venne sottratto l’unica cesta di pane di circa 40 kg. La mattina del 16 corrente dopo l’episodio di via Venezia, circa le 11.20 se ne verificava un altro identico nella via Imbriani di Oltretorrente”, relazione inviata alla DGPS del ministero dell’Interno, in Un universo sommerso. Frammenti di vita di “sovversive” parmensi, di Brunella Manotti, in Nella rete del regime. Gli antifascisti del Parmense nelle carte di polizia (1922-1943), Massimo Giuffredi (a cura di), p.154, Cit.
[3] Testimonianza di Emma Chiaffi, in Sezione IV Archivio post 1945, Busta 9 “Donne nella Resistenza” fasc. 3 “Biografie, testimonianze e dichiarazioni”, archivio ISREC Parma.