Super Cinema Orfeo

In pieno centro storico, a due passi dalla sede universitaria Centrale (attualmente la sede di Giurisprudenza), si situa il Super Cinema Orfeo, ex Teatro Campanini. Con la stessa capienza del Cinema Centrale, il Cinema Orfeo propone negli anni di guerra numerosi film di propaganda dell’Asse. Fin dal 1941, infatti, venivano proiettate gratuitamente pellicole prodotte dal Comando Supremo Germanico; emblematico il matinée con Vittoria in Occidente (Svend Noldan, 1941), opera nazista di montaggio definito dalla stampa dell’epoca “il più grande cinegiornale tedesco”.,

Anche i film di guerra, permeati degli ideali fascisti con una narrazione volta a sottolineare aspetti eroici e virili del conflitto, occupano lo schermo di questa sala parmigiana. Nel 1942 il film di Goffredo Alessandrini, Giarabub (1942), mostra la resistenza nella regione libica dei soldati italiani contro l’esercito britannico. A qualche mese di distanza, appaiono sullo schermo del Super Cinema Orfeo: Alfa Tau (Francesco De Robertis, 1942), in cui i membri dell’equipaggio di un sommergibile militare, nonostante il ritorno in patria, tornano in mare a combattere gli inglesi; ed anche Odessa in fiamme (Carmine Gallone, 1942), film girato, per la parte bellica, in Romania.

Sempre di Gallone, l’anno successivo, viene programmata l’anteprima di Harlem (1943), dichiaratamente antiamericano e con forti elementi razzisti (il film viene proiettato il 24 aprile 1943 sia al Super Cinema Orfeo che al Cinema Centrale). In realtà Harlem avrebbe dovuto essere diretto da Alessandro Blasetti[1]. Sarà proprio Blasetti ad essere accolto all’Orfeo con La cena delle beffe, un film drammatico e storico, inizialmente censurato poi reso disponile con il divieto di visione agli spettatori sotto i sedici anni, per via di una scena in cui Clara Calamai mostra i seni nudi. Blasetti, in verità, aveva già fatto intravedere un semi-nudo ne La corona di ferro, uscito l’anno precedente (proiettato sia al Cinema Orfeo che al Cinema Centrale).[2]

Dominante è la presenza di prodotti italiani. I promessi sposi (1941) di Mario Camerini, prima edizione sonora della trasposizione del romanzo di Alessandro Manzoni, viene proiettato nel1942, mentre Malombra di Mario Soldati (1942) appare a inizio dell’anno successivo.[3]

Dal 1943, i film proiettati sembrano perdere di importanza rispetto al contesto bellico: “Non si proietta più niente d’interessante ma solo film molto scadenti. La guerra si fa sentire, stanno per arrivare i primi bombardamenti e i tedeschi stanno per occuparci”[4].

Rimane importate sottolineare la presenza di due film dello stesso autore francese: Marcel Carné. Il primo, Il porto delle nebbie del 1938, originariamente vietato ai minori di 16 anni, viene distribuito in Italia solo nel ’43, ritraendo un disertore dell’esercito coloniale francese. Carné riesce ad esprime, grazie l’espediente di una storia d’amore, il disorientamento dei francesi all’arrivo della guerra. L’anno successivo al Super Cinema Orfeo danno anche Alba tragica (1939), film drammatico, che, anche in questo caso, viene censurato per via di una narrazione “demoralizzante”, in cui, in questo caso, il protagonista alla fine, a causa di un crimine commesso, si suicida.

[1]  Celluloide, in Il dramma, 15 febbraio 1942, p. 43.

[2] Il film, successivamente alla guerra, venne poi fatto circolare nel ’46 in tutta Italia (ad esclusione di Roma, Firenze e Napoli) levando il nome di Osvaldo Valenti. Per maggiori approfondimenti si suggerisce la disamina dei documenti censori presenti al sito https://cinecensura.com/manifesti/la-cena-delle-beffe/ (ultima consultazione dicembre 2023)

[3] Il ministro della cultura popolare, Alessandro Pavolini, tiene a Cinecittà il 3 giugno 1941 un “rapporto” sul cinema italiano, nel quale pone anche una critica sull’eccesso di film in costume prodotti in Italia. Il testo di tale intervento è pubblicato in Bianco e nero, giugno 1941

[4] Claudio Del Monte (a cura di), I cinematografi di Parma : 100 anni di cinema a Parma : 1880-1980 / Giuseppe Calzolari ; S.E.G.E.A., Parma, 1988, p. 119

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